In un mondo dove la moda viaggia a velocità innaturali e il denim è spesso simbolo di sovrapproduzione e sfruttamento, Gimmi Jeans rappresenta un ritorno alla terra, alla manualità e al rispetto per le radici. La loro storia non è solo quella di un marchio, ma di un percorso familiare, agricolo e culturale che punta tutto su una fibra tanto antica quanto rivoluzionaria: la canapa. Ho avuto modo di parlare con Francesco Vantin, il fondatore di Gimmi Jeans.

Da dove nasce l'idea di Gimmi Jeans?

Gimmi Jeans è il frutto di una doppia consapevolezza: quella delle proprie radici contadine e quella di un settore tessile sempre più insostenibile. I nonni coltivavano canapa in Veneto, usandola anche per l'alimentazione animale. A questa memoria si unisce l'esperienza diretta nel settore moda, dalla produzione alla modellistica, con una conoscenza approfondita di tessuti e filati.

Il denim, da sempre tra i più sfruttati e inquinanti, diventa il campo di azione per un cambiamento radicale: un jeans che non sia solo capo d'abbigliamento, ma manifesto culturale.

Giacca in denim Gimmi Jeans

Una filiera corta e manuale: le sfide della coerenza

La produzione di Gimmi Jeans è interamente locale, artigianale e a km zero. La canapa viene coltivata in Veneto su piccole parcelle, il raccolto avviene esclusivamente a mano. Dopo la decorticazione, la macerata avviene in acqua e la filatura avviene in collaborazione con artigiani locali.

Con la coltivazione del 2024, Gimmi Jeans ha ottenuto i primi 2-3 kg di filato, sufficienti per realizzare un completo prototipo in puro denim di canapa. Nel 2025 la ricerca a la produzione continua con una nuova piccola produzione, sempre seguendo un con approccio tradizionale, pur valutando anche filature semi-industriali.

Le varietà utilizzate includono la Carmagnola, ottima per uso tessile, a differenza della Futura 75.

Fibra di canapa italiana, Gimmi Jeans

Coltivare canapa in Italia: la rinascita di una fibra dimenticata

Il percorso non è semplice. La normativa è ancora incerta, la lavorazione post-raccolta richiede competenze e impianti industriali che in Italia mancano da decenni. La decorticazione, la pettinatura e la filatura della canapa sono processi complessi, che necessitano di macchinari adeguati e conoscenza tecnica.

Eppure, proprio da queste difficoltà nasce una nuova consapevolezza: quella di chi vuole costruire una filiera corta e trasparente, in grado di valorizzare le risorse locali e restituire alla canapa il suo ruolo naturale di fibra sostenibile per eccellenza.
Gimmi Jeans collabora con piccole realtà agricole italiane, creando un dialogo tra chi coltiva e chi confeziona, per dimostrare che la moda rigenerativa è possibile anche partendo da una dimensione artigianale.

Il valore del jeans in canapa

Chi indossa un jeans in canapa lo percepisce subito: è un tessuto vivo, traspirante, che accompagna il corpo senza costringerlo.
La fibra di canapa ha una struttura cava che permette all’aria di circolare, mantenendo una temperatura ideale sia in estate che in inverno. È naturalmente antibatterica e ipoallergenica, e si ammorbidisce con il tempo senza perdere la sua incredibile resistenza.

A differenza del cotone, la canapa necessita di pochissima acqua per crescere, non richiede pesticidi e rigenera il suolo. Anche la fase di tintura è più sostenibile: la fibra assorbe meglio il colore, riducendo l’uso di sostanze chimiche.

Indossare un jeans in canapa significa quindi scegliere un capo che dura nel tempo, che invecchia con bellezza e racconta la storia di chi lo ha coltivato, tinto, cucito. È un modo di vestire che unisce comfort, estetica e consapevolezza.

Jeans in denim Gimmi Jeans

Moda come gesto culturale

Per Gimmi Jeans la moda è molto più di uno stile: è un atto culturale. Ogni capo rappresenta un dialogo tra passato e futuro, tra sapere contadino e creatività contemporanea. La scelta della canapa non è solo tecnica, ma etica: significa sostenere l’economia locale, ridurre l’impatto ambientale e promuovere un modello di consumo più lento e rispettoso.

Il jeans torna così a essere un simbolo di libertà, proprio come alle origini: non più prodotto di massa, ma strumento di espressione personale e collettiva.


Chi indossa un capo Gimmi Jeans sceglie di far parte di una comunità che crede nella moda come veicolo di cambiamento, nella trasparenza delle filiere, nella dignità del lavoro manuale e nella bellezza imperfetta della materia naturale.

Un laboratorio vivente di possibilità

Gimmi Jeans non è solo un marchio. È un laboratorio vivente dove ogni fase della produzione diventa sperimentazione e ricerca.
Dal campo al telaio, ogni passaggio è seguito con attenzione artigianale: la fibra viene selezionata, filata e tessuta in piccoli lotti per garantire qualità e tracciabilità.
Ogni jeans diventa così un pezzo unico, nato dalla terra e pensato per durare.

Produzione e confezionamento in Italia, Gimmi Jeans

Dietro al progetto c’è una visione chiara: ricostruire la filiera della canapa tessile in Italia, restituendo valore ai territori e conoscenza alle persone. Una visione che guarda lontano, ma con radici profondamente ancorate alla cultura agricola e alla tradizione manifatturiera del Paese.

Conclusione

La storia di Gimmi Jeans è la storia di una resilienza collettiva: quella di chi non si arrende all’omologazione, di chi crede nella forza delle idee e nella capacità di cambiare le cose partendo da un campo di canapa.

È la prova che anche in un settore dominato dalla produzione di massa, c’è spazio per una moda che rispetta i tempi della natura, che premia il lavoro umano e che costruisce valore duraturo.

Gimmi Jeans è il ponte tra ciò che siamo stati e ciò che potremmo tornare a essere: un Paese che coltiva, produce e veste responsabilmente.
La canapa torna protagonista — fibra della terra, della memoria e del futuro.

Scopri di più su www.gimmijeans.com e segui le storie di chi sta ridefinendo la moda su hemp-style.com.

Fonte:

Gimmi Jeans, Intervista a Francesco Vantin

Foto: Gimmi Jeans

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